colloqui ed editori

Adesso che hai pronto il tuo portfolio, ovviamente il migliore che si sia mai visto, puoi tranquillamente cercare di fissare un appuntamento con una casa editrice o presentare loro il tuo lavoro in altri modi. Se pensi che avere una data e un'ora sia la cosa più facile del mondo, come prendere l'appuntamento dal dentista, purtroppo ti sbagli!

Una premessa: è un lavoro in cui dovrai sempre "sbatterti" per l'autopromozione, forse quando sarai famosissimo ti verranno a cercare direttamente a casa ma per gran parte della tua vita da illustratore sarai tu a dover andare a bussare alle porte, viaggiare, telefonare, incontrare persone, massacrarti in lunghe file davanti agli stand nelle fiere, investire un sacco di tempo e qualche soldino nel proporti continuamente agli editori e poi ricordarti di ricontattarli per vedere se hanno qualcosa di importante da dirti o si sono semplicemente dimenticati che esisti. Una volta che accetti tutto questo, allora sei pronto per cominciare l'avventura!

Chi contattare?
 
Per prima cosa cerca un editore a cui possa interessare il tuo stile, guarda bene il suo sito internet, sfoglia il catalogo e recati in libreria per toccare con mano quello che produce. Puoi anche telefonare alla sede e chiedere che ti mandino il catalogo cartaceo per posta, se non riesci a reperirlo da nessuna parte.
Non spedire a raffica a tutti gli editori per l'ansia di trovare qualcuno, chiunque, che ti accetti. Se un editore produce solo libri medico-chirurgici difficilmente sarà interessato alle avventure di un cucciolo coraggioso... a meno che ad un certo punto della storia questo non necessiti di un intervento chirurgico! e speriamo di no...
Considera che ogni volta che mandi una email ad un editore che non cura nemmeno lontanamente quello che fai tu, questa viene cestinata a velocità record. Ecco, non era meglio investire il tuo tempo in qualcosa di più utile che riempire cestini virtuali?
Cerca quindi di avere ben chiari gli intenti, considera con attenzione il tuo lavoro, il target, lo stile, la nicchia di mercato che vuoi andare ad occupare e poi mettiti alla ricerca dell'editore che tratta quel settore.

La prima regola del mondo del lavoro è: non perdere nè far perdere tempo inutilmente!

Come contattare?

A questo punto hai trovato una casa editrice che sembra fatta apposta per te e decidi di contattarli. Vai sul sito internet e cerca nella voce "contatti" o "submissions" le specifiche per proporre loro il tuo lavoro, di solito è specificato un indirizzo email da contattare (art director o persone specializzate nel selezionare i collaboratori disegnatori) e le loro preferenze (ed es: mandaci 5 immagini a bassa risoluzione e una breve biografia con i tuoi contatti), così saprai esattamente come e cosa vogliono vedere. Se tutto questo non è reperibile sul loro sito internet, telefona tranquillamente in sede e fatti spiegare da qualcuno come procedere, non preoccuparti di disturbare, gli editori preferiscono di gran lunga ricevere telefonate per chiedere istruzioni piuttosto che ritrovarsi pacchi di email con allegati giganti che gli intasano i server e che poi verranno buttati via senza essere nemmeno aperti! Le case editrici non sono templi intoccabili da contemplare da lontano, se hai bisogno di informazioni di qualsiasi tipo non farti problemi, metti da parte la timidezza e telefona!

La fatidica email

Bene, adesso che sai esattamente come presentarti, devi scrivere l'email:
non siamo alla corte del re o in una fiction storica della rai quindi lascia da parte il "Voi" "Egregio" ecc ecc e scrivi in maniera educata ma non necessariamente troppo formale!
Devi scrivere qualcosa di te stesso per presentarti, BREVEMENTE: a nessuno interessa la storia della tua vita nè un'autocelebrazione del tuo talento ancora incompreso dal mondo, descrivi le tecniche, gli ambiti, il target per cui lavori, eventualmente progetti degni di nota che hai realizzato, una semplice presentazione di un nuovo progetto libro se è quello che stai mandando loro e ricordati di includere tutti i tuoi eventuali contatti. Per mia esperienza gli editori non mostrano nemmeno interesse per gli studi fatti, quindi è già da un po' che non entro nello specifico...

L'allegato

Scegli con cura le poche immagini che vuoi che vedano, ricorda che ricevono valanghe di email al giorno da parte di altri illustratori e non dedicano tanto tempo alla visione dei lavori, purtroppo anche gli editori hanno giornate di sole 24 ore!
Devi quindi condensare la tua produzione in quelle poche illustrazioni che sottoporrai alla loro vista e che devono catturare la loro attenzione. Nella email puoi sempre rimandare anche alla tua gallery completa sul sito web o sul blog ecc, ma l'importante è che abbiano subito qualcosa da vedere per capire in breve tempo se per loro risulti interessante o meno e semmai approfondire in un secondo momento.
Le immagini devono essere in un formato rasterizzato (senza livelli nè in vettoriale), ad una risoluzione da monitor a 72 dpi. Potrebbero chiederti una versione stampabile a 300 dpi da stampare e mostrare ai collaboratori in sede, in quel caso, attenzione, puoi mandarla a 300 dpi ma di dimensioni ridotte oppure con un leggero watermark che la preservi dall'essere utilizzata impropriamente... fidarsi è bene, non fidarsi è meglio!
Per rendere più funzionale l'invio dell'allegato e la consultazione dei tuoi lavori è consigliabile riunire i singoli files in un unico pdf piuttosto che caricare ad es 10 immagini che dovranno poi essere scaricate una alla volta, con il rischio che alla seconda che non rientra nel gusto dell'osservatore, le altre non vengano nemmeno visionate!
Un consiglio spassionato: quando preparate le illustrazioni, includete ad ogni piè di pagina, magari in piccolo per non disturbare l'immagine, anche il vostro nome, cognome, indirizzo email e numero di telefono perchè le redazioni delle case editrici sono spesso luoghi caotici in cui passa un sacco di gente e ciascuno stampa immagini e testi, porta e sposta fogli di qua e di là. In questo modo i tuoi contatti saranno sempre presenti sulle tue immagini e i redattori non dovranno appena andare a cercare chi sei nei loro archivi.
Consiglio sull'indirizzo email: avere un indirizzo tipo "trottolinoamoroso@duddudaddada.it" non è professionale, creane uno che userai solo per il lavoro che abbia il nome del tuo sito web o il tuo nome e cognome così da essere immediatamente riconoscibile!

L'appuntamento


Se il tuo lavoro è piaciuto e hanno deciso di darti un appuntamento, cerca di non farti assalire dall'angoscia: come mi vesto? gli piacerò? cosa devo dire? è un appuntamento di lavoro, non uno speed-date al buio e quello che senti nello stomaco davanti al loro portone non sono farfalle nello stomaco bensì un imminente attacco di gastrite! Non fare il solito patetico errore di presentarti come se dovessi andare ad un matrimonio, certo, un po' l'aspetto conta e il tuo sorriso verticale che fuoriesce dal retro dei jeans non è un buon modo di presentarti, ma indossa vestiti che ti mettano a tuo agio. Già la situazione potrebbe renderti un po' nervoso, la scarpa nuova stretta comprata per l'occasione trasformerebbe il tutto in una inutile agonia. La spontaneità premia sempre. In questo lavoro il nostro carattere emerge da ogni disegno, le nostre illustrazioni ci rispecchiano come persone, raccontano molto di noi stessi, a volte più di quanto vorremmo, perciò non c'è motivo di nasconderci dietro un abbigliamento di rappresentanza!
Inutile dire che devi assolutamente arrivare puntuale! Come fai a consegnare in orario un lavoro di 100 pagine in un mese se non sei nemmeno capace di prendere il treno giusto?

L'atteggiamento

Può succedere di incontrare l'editore che ti mette a tuo agio, ma può succedere anche di imbatterti nella persona più antipatica del mondo, un po' come quando sei sull'autobus, è naturale.
Non per questo devi andare all'appuntamento con il cappio già al collo, spesso i colloqui sono molto più positivi di quello che ci si aspetta, anche dal punto di vista umano!
La cosa che va compresa e accettata subito e che rende tutto più facile è che si tratta di un incontro DI LAVORO. Non sei obbligato ad andarci a bere il caffè o a sposarla, se la persona che hai davanti è cafona, stringi i denti, i minuti passano, anche quelli più lunghi!
Non c'è niente di personale nel fatto che un editore ti offra o meno il lavoro, bisogna riportare il tutto alla sua reale dimensione che è quella del mercato: l'editore cerca un prodotto che sia da lui vendibile e su cui investire i suoi soldi, è naturale che debba essere sicuro di impegnarli bene, altrimenti farebbe del volontariato! Anche se i tuoi lavori lo hanno impressionato, non è detto che possa produrli lui personalmente, magari non rientrano nel suo target o lo stile sarebbe troppo diverso dalle sue produzioni tradizionali, sulle quali ha già delle certezze di vendita che gli assicurano la sopravvivenza  della sua azienda. Ci sono tante variabili in gioco sulla scelta di un collaboratore e spesso il fatto di essere scartati non è imputabile ad una nostra carenza, quindi mettiti il cuore in pace e incassa la sconfitta, per il momento! Ma non abbatterti mai, perchè la perseveranza ti darà una mano. Nel mio piccolo, mi sono proposta diverse volte ad una casa editrice che mi ha regolarmente rifiutata perchè non rientravo perfettamente nel loro stile fino a che non hanno deciso di fare qualcosa di diverso e mi hanno richiamato!
Altra cosa: non provare imbarazzo nel proporti, non sentirti come se stessi elemosinando un lavoro perchè non è così. L'editore ha bisogno dell'illustratore così come noi abbiamo bisogno di lui. Questo rapporto simbiotico è evidente quando lavori all'estero, dove l'illustratore è trattato con moltissimo rispetto e considerazione (anche economica) perchè senza di lui i libri non avrebbero immagini e non sarebbero vendibili. Purtroppo in Italia e specialmente nelle fiere, gli illustratori vengono trattati come carne da macello. Non voglio fare polemiche e non sono il tipo di persona che fa le crociate ma bisogna rendere atto che l'atteggiamento sminuente di molti editori verso gli illustratori non fa che acuire questo nostro stato d'animo. Quindi bisogna risollevare lo spirito e la dignità e credere nell'importanza del nostro lavoro nel mondo dell'editoria.
"Ne trovo mille come te!" mi sono sentita rispondere... vabbè, io invece spero di non trovarne tanti come lui!

Accettare le critiche

Spesso, coerentemente con la logica di mercato di cui parlavo, le nostre proposte vengono bocciate con la gelida quanto legittima spiegazione del "non rientra nella nostra produzione".  Altre volte invece, gli editori ci danno delle dritte che devi carpire avaramente. Chiunque, anche con una avviata carriera, deve sempre mettersi umilmente in discussione: le critiche, quando sono costruttive, sono di grandissima utilità e ci portano un beneficio a lunga distanza, la semplice lode ci appaga in quel momento ma non modifica niente di noi, se non l'autostima. E qualsiasi creativo ha bisogno di cambiare, di evolversi, altrimenti non sarebbe tale! L'editore che ha alle spalle anni di esperienza ha più strumenti per vedere il potenziale e se ci dà un consiglio è perchè crede che valga la pena spendere due parole per darci una mano, il chè già dovrebbe farci sentire considerati, anche se le dure parole di critica che pronuncia ci feriscono profondamente. La cieca supponenza e la presunzione di non aver bisogno che nessuno ti dica come fare il tuo lavoro è il primo passo verso il suicidio della creatività.
L'atteggiamento giusto e producente è quindi quello di imparare ad accettare e sfruttare le critiche e di essere riconoscenti con chi ce le muove.
Ma stiamo parlando ovviamente di critiche produttive e motivate al nostro lavoro, nel caso sfortunato di ritrovarci davanti un editore che ci insulta gratuitamente, dicendo che il nostro lavoro fa proprio schifo, che dovremmo cambiare mestiere e ci offende a livello personale, in quel caso che vi posso dire? le offese e gli insulti definiscono molto di più la persona che li pronuncia piuttosto che quella che li riceve.

Pazienza...

E ci vuole tanta pazienza poi per attendere che arrivi la chiamata! non scoraggiarti, è normale che passino mesi, anche anni o che alla fine quella promessa di una commissione non venga nemmeno mantenuta ma tu continua a provarci. Ogni tanto ricontatta gli editori eclissati nell'ombra, manda email per ricordare che ci sei, semmai telefona ma con moderazione, non passare mai in sede senza un appuntamento dicendo "ero da queste parti..." soprattutto quando sanno benissimo che abiti a 500 km di distanza! Tu proponiti agli editori e poi continua la tua vita tranquillamente, prima o dopo, se hai seminato bene, qualcosa crescerà...

Un ultimo consiglio: mai pagare un editore per farsi pubblicare un libro
"lavoro" vuol dire: io produco un prodotto e chi lo compra mi corrisponde una somma, se io produco e pago anche, mi spiegate che razza di lavoro è???? qui i conti non tornano...
Come sempre c'è qualcuno che fa il furbetto facendo leva sulle difficoltà economiche di chi sceglie un lavoro anomalo come il nostro, che pur di pubblicare qualcosa magari sarebbe disposto a scendere a compromessi, perciò occhi ben aperti!


Spezziamo una lancia anche per gli editori!

beh, sembrerà più uno stuzzicadente che una lancia ma insomma, sono esseri umani anche loro!
Dal nostro punto di vista spesso vengono definiti come uomini senza cuore che pensano solo ai soldi... gli editori sono imprenditori, hanno creato aziende che danno da mangiare non solo alla loro famiglia ma a quelle di tutti i loro dipendenti quindi non puoi pretendere che improvvisamente cambino la loro consolidata produzione editoriale investendo su di te, spesso non possono permettersi di fare scelte avventate dettate dal loro gusto personale ma devono continuare sui loro binari perchè è così che riescono a portare avanti la loro attività. Sei davvero sicuro che il tuo libro sia un best seller? al 1000x1000? ci giocheresti sopra la vita di altre persone? non credo, allora smettila di prendertela con l'editore secondo te poco coraggioso e taccagno!
Quando spedisci il materiale da visionare ricorda che al mondo non ci sei solo tu, che ogni giorno nelle redazioni arrivano tonnellate di lettere e email e che nel caso delle case editrici più piccole l'editore riveste tutti i ruoli dell'azienda perchè, sorpresa delle sorprese, c'è solo lui! capirai che è impossibile che nelle sue 24 ore possa leggere tutto il tuo libro e quello degli altri, guardare tutte le tue immagini e quelle degli altri e riuscire a darti in giornata un feedback ponderato sul tuo lavoro (e quello degli altri), quindi abbi pazienza, è un essere umano anche lui!
E se si innervosice perchè il lavoro che gli mostri non corrisponde alla sua linea editoriale, considera che gli hai appena fatto perdere minuti preziosi dalle sue 24 ore che poteva impiegare nel leggere i libri e guardare i disegni di chi, come te, ha spedito speranzoso.
E chissà tra mille colloqui quante tavole accademiche trite e ritrite ha dovuto sopportare, quanti studi di nudo, nature morte di mele con la goccia di rugiada a carboncino... si sa, una mela al giorno toglie il medico di torno... ma mille al mese ti fanno andare da uno strizzacervelli!
Le fiere poi, devono essere una tortura anche per lui, tanto più che si sa, nelle fiere molti illustratori battono a tappeto tutti gli stand senza curarsi di controllare se il loro lavoro sia coerente o meno, ed è prevedibile che dopo i primi 50 colloqui non andati a buon fine si dimostri un po', come dire, infastidito!
Certo che se poi ci mettiamo anche quelli che cercano di imbambolarlo con la storia della loro vita, di come abbiano deciso di fare gli illustratori quando tutti gli altri bambini volevano fare gli astronauti, decantando il proprio talento premiato ad una mostra collettiva di paese già dimenticata quando in realtà hanno un portfolio per niente interessante, la noia può toccare picchi epici!
E vedersi il proprio tavolo colonizzato improvvisamente da fogli sparsi di diverse grandezze, carta spiegazzata come quella del gorgonzola con uno schizzo che viene definito "freschissimo" dall'illustratore di turno, noncurante che in fiera ci siano 40 gradi, l'editore si stia sciogliendo all'interno della sua giacca di rappresentanza, il suo spazio vitale sia invaso da disegni che l'illustratore continua imperterrito a riversare ovunque...
a volte penso che "un giorno di ordinaria follia" avrebbe potuto essere girato in una fiera del libro!

... e poi, avete mai pensato che magari il ghigno di sofferenza che ha stampato sulla faccia non sia disapprovazione verso il nostro lavoro bensì il bisogno imminente e fino a quel momento posticipato di fare pipì!?